Lezione aperta su Angels in America
Partendo dall’opera teatrale del Premio Pulitzer Tony Kushner: Angels in America,
il laboratorio ha affrontato questa appassionante e travolgente opera, ricchissima di personaggi e scene, che fu presentata come miniserie televisiva e ottenne nel 2004 molteplici candidature e premi importantissimi: Emmy Awards, Golden Globe.
L’ossatura è divisa per capitoli e mette in relazione le storie d’amore di due coppie che nella seconda metà degli anni ‘80, vivono lo stravolgimento sociale dovuto all’epidemia dell’AIDS. Oltre a questi quattro personaggi, ne ruotano altrettanti intorno a loro, creando così una sorta di giostra esistenziale dove ognuno, apparente scollegato e assolutamente lontano dalla tragedia del suo prossimo, in realtà ne condivide pienamente una parte.
I diversi ruoli, situazioni e trame che si intrecciano l’una nell’altra, come una scatola cinese, coinvolgono diversissime situazioni di realtà minimalista, ma tutte intensificate da un’atmosfera ultraterrena e metafisica, biblica, capace di mettere in contatto ogni personaggio con le proprie paure, metaforicamente rappresentate dalla malattia del secolo, ma in realtà corrose da altrettanti svilimenti dell’animo umano, primo fra tutti: lo specchio dentro se stessi.
La cornice reaganiana e omofobica, attorno a cui ruotano le innumerevoli situazioni narrative, fa in realtà esplodere temi sociali, civili, spirituali.
Per questo motivo la scelta di utilizzare un testo così stratificato e intenso, marchiato da costanti sfumature ironiche, fa di questa drammaturgia, dalle durissime tematiche, una appassionante, significativa e stimolante opportunità per ogni allievo di mettersi alla prova con un lavoro intenso, ricco di spunti sociali e commovente dal punto di vista dell’interpretazione. Emerge il cambiamento del comportamento sociale, la decomposizione dei valori tra gli uomini, la rinuncia alla fiducia nei confronti del prossimo, della vita, dell’amore, e l’apparente vittoria del cinismo e dello strapotere.
Ma in questo quadro da fine del mondo, da apocalisse, si apre lentamente una nuova speranza, a cui ancora siamo tutti ancorati.
Pingback: Io ti amo, secondo me sei tu sei la più bella invenzione dopo i profiteroles (cit.) – newsletter di febbraio | Monica Bonomi